Ventidue anni di impegno, 1971 – 1993, lungo un itinerario irto di ostacoli e di difficoltà, nonché di ansie e di rischi, per conseguire un obiettivo: quello di dotare il territorio dell’Alento della risorsa acqua per tutti gli usi, attraverso la costruzione di tre sistemi idrici per un totale di sei invasi:
- il sistema Carmine – Nocellito
- il sistema Palistro
- il sistema Alento.
Allo stato attuale, sono in molti a pensare che la decisione di realizzare i tre sistemi idrici fu una scelta davvero strategica ed innovativa perché, oltre a costituire una riserva d’acqua per le esigenze potabili, produttive e civili del territorio cilentano e del resto della provincia di Salerno, rappresenta l’occasione per nuove attività economiche, per il potenziamento di quelle esistenti e per il rilancio e il rafforzamento dell’agricoltura.
Oggi l’acqua in casa e nelle campagne non manca, è sempre disponibile 24 ore su 24, come l’energia elettrica. La cosa ci sembra ovvia e naturale. Ma non è sempre stato così. Nel ricordo, pertanto, del problema antico e secolare, quello della mancanza d’acqua intesa come bene primario e fondamentale per lo sviluppo economico e civile del territorio, le dighe realizzate andavano giustamente celebrate. Si tenga presente che l’atavica penuria d’acqua ha rappresentato una questione che nel Cilento è stata dibattuta a partire dall’ultimo dopoguerra per oltre venti anni, in incontri e convegni nel corso dei quali, però, non è mai emersa la proposta, l’idea, la soluzione e, dietro l’idea, la volontà. La soluzione fu trovata dal Consorzio Irriguo di Miglioramento Fondiario di Vallo della Lucania e dal Consorzio di Bonifica Velia attraverso la proposta di invasare le acque meteoriche nel periodo invernale e primaverile.
Mettere in pratica il disegno non è stato facile, specie se si considerano tutte le difficoltà che si sono dovute affrontare e superare, nonché i tentativi che sono stati fatti per bloccarne la realizzazione, come è stato documentato nel libro “Una storia cilentana” di Ubaldo Scassellati. I tre sistemi idrici, oltre ad assicurare l’acqua nel periodo estivo ed autunnale, sono anche opere efficaci contro il pericolo di inondazioni perché, catturando il 50% dell’acqua piovana che cade nel bacino imbrifero, contengono le piene.
Per questo le esondazioni del fiume Alento e le siccità sono solo dei ricordi.
Senza la scelta coraggiosa fatta dai due Consorzi, oggi, i cittadini cilentani sarebbero certamente più poveri, sia individualmente sia collettivamente sia per qualità della vita, perché pochi fattori – come quello della mancanza d’acqua – sono talmente fondamentali da essere in grado di bloccare lo sviluppo e il relativo benessere di un territorio.
Con questa pubblicazione il Consorzio Velia e il Consorzio Irriguo di Vallo della Lucania si sono proposti di illustrare ai cilentani, soprattutto ai giovani, una parte dell’imponente opera compiuta nel territorio di loro competenza per trasmettere e divulgare la testimonianza di un passato che è ancora attualità e che, ci auguriamo, possa essere di supporto anche per il futuro.
Se non visualizzi il documento, scarica la versione pdf del libro Le Dighe in Terra
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